Calciopoli: Dattilo, fine incubo «Ma ora paghino i pm»La storia kafkiana dell'ex arbitro Dattilo, condannato due volte per errore e assolto dopo nove anni di calvario. «Ma ora voglio che i pm di Calciopoli paghino il conto»Figc, ossessione TarMoggi: torno nel calcioCalciopoli: Dattilo, fine incubo «Ma ora paghino i pm»
TORINO - Questa non è una storia di Franz Kafka, anche se sembra un plagio. E visto che non è un romanzo, iniziamo dalla fine: Antonio Dattilo, ex arbitro assolto in Cassazione dalla vicenda di Calciopoli, vorrebbe portare in tribunale i pm Beatrice e Narducci, sfruttando la nuova normativa sulla responsabilità civile dei magistrati, che include anche i casi di travisamento della prova e del fatto. «I pm dovranno in qualche modo rispondere degli allucinanti nove anni che ha dovuto vivere Dattilo. Oggi c'è uno strumento e intendiamo utilizzarlo, perché quello che si è compiuto è un caso di malagiustizia clamoroso», spiega Alessio Palladino, legale di Dattilo.
IL CASO - E il caso inizia a settembre del 2004, quando Dattilo va ad arbitrare Udinese-Brescia. Durante quella partita ammonisce tre giocatori dell'Udinese ed espelle, su segnalazione del quarto uomo Camerota, Jankulovski. «I pm gli affibbiano l'associazione a delinquere proprio per quelle ammonizioni e quell'espulsione, perché, sostengono, con quei gialli e quel rosso ha fatto squalificare quattro giocatori ai friulani in vista della successiva partita contro la Juventus. Dattilo, insomma, è un sodale dell'associazione a delinquere di Moggi, per chi indaga e successivamente per chi giudicherà», racconta Palladino. Piccolo particolare: i tre giocatori ammoniti non erano diffidati e giocheranno regolarmente contro la Juventus. Mentre sul caso Jankulovski, testimonierà in aula il quarto uomo Camerota, affermando che l'espulsione era sacrosanta (pugno in faccia a un avversario con pallone lontano) ed era stata lui a comminarla, come si poteva evincere dal referto (per altro acquisito dagli inquirenti). «Si trattava, insomma, di un errore tecnico. Ma alla fine ci ritroviamo con la condanna in primo grado: assurdo. E sapete perché? Per la scheda svizzera che, secondo gli inquirenti, era nelle mani di Dattilo. Viene scritto nelle motivazioni che c'è un contatto fra quella scheda e quella di Moggi nelle vicinanze della partita. Un contatto muto, naturalmente, perché non si sa cosa potrebbero essersi detti, ma soprattutto dovremmo capire cose significa per la giustizia "nelle vicinanze", perché il contatto indicato risale a fine novembre, mentre la partita era a settembre». Cioè per far ammonire i diffidati dell'Udinese, Moggi chiama due mesi dopo la gara in questione.
FINALMENTE LA VERITA' - Direte: vabbé, è stato un errore, sarà stato assolto in appello. «No, anche in appello è stata confermata la condanna». L'incubo continua, i danni aumentano: «Dattilo era un arbitro in ascesa, aveva già esordito in ambito internazionale come quarto uomo, poteva costruire una carriera. Anche sotto il profilo remunerativo». E invece perde tutto. E va in crisi: «E' una situazione purtroppo tipica. Succede spesso con la giustizia italiana». Ma perché Dattilo viene condannato anche in appello? Semplice per l'avvocato Palladino: «Dattilo, così come gli arbitri che sono stati coinvolti e poi assolti tutti tranne De Santis, servivano a "fare numero" e tenere in piedi una logica per la teoria dell'associazione. Altrimenti che associazione sarebbe stata, con due dirigenti, i designatori e un solo arbitro?». E così l'errore Dattilo viene perpetrato fino alla Cassazione. «Anto' fatti prescrivere, se no rischi pure la condanna definitiva», gli dicono tutti. Il suo avvocato, insieme ai legali Dario Andreoli e Lorenzo Radogna, appoggiano invece la sua voglia di combattere, da testa dura «calabrese». E Dattilo rinuncia alla prescrizione, come De Santis e Bertini. Il finale lo sapete: Dattilo lunedì notte è stato assolto, chiudendo una vicenda e aprendone un'altra. Quella dei risarcimenti: «Una carriera andata in fumo, una vita da reinventarsi, tanti soldi persi. Qualcuno deve pagare, magari anche la Figc che lo ha cacciato senza neppure cercare di capire di cosa era accusato». Ma questo succedeva nove anni fa, quando era ancora Kafka lo sceneggiatore della sua vita.
Calciopoli è anche questa. L'allucinante caso di Dattilo non è l'unico di una costruzione che non ha solo tolto due scudetti e costretto alla Serie B la Juventus, ma ha rovinato delle vite.
Guido Vaciago
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